Abstract
A cura del Gruppo di Studio Esercizio Fisico della SIN
Estensore: Luigi Catizone
Revisione: GdS Esercizio Fisico (F. Aucella, Y. Battaglia, V. Bellizzi, D. Bolignano, A. Cupisti)
Fare con regolarità esercizio fisico è un’attitudine che migliora le condizioni generali di salute e porta ad una riduzione della mortalità.
È una osservazione abbastanza comune tra i Nefrologi che hanno in carico nefropatici cronici in dialisi che questi soggetti hanno la caratteristica di essere sedentari e numerosi dati riportati in letteratura la confermano.
Bisogna anche considerare che gli uremici in dialisi hanno spesso un’età piuttosto elevata, in media intorno ai 70 anni, e questa condizione aggrava ulteriormente la tendenza ad una maggiore sedentarietà, rispetto ai soggetti in buona salute.
La sedentarietà induce disordini catabolici che si associano alle comorbidità tipiche dell’uremia (come l’anemia, il diabete mellito, i disordini del metabolismo osseo e minerale e l’obesità), mentre l’esercizio fisico ha effetti benefici, migliorando la trofia muscolare anche nei soggetti in dialisi regolare.
La “sostenibilità”, correlata ai programmi studiati per spingere ad una maggiore attività fisica i soggetti in dialisi, implica che l’esercizio sia compreso nella routine del trattamento e diventi parte integrante dello stile di vita del soggetto.
L’età del paziente non è di per sé un ostacolo, anche se la prescrizione deve essere adattata a ciascun soggetto, in base alle sue condizioni fisiche, psichiche e cliniche.
Alcuni studi sottolineano l’importanza dell’esercizio fisico aerobico anche nei soggetti in fase pre-dialitica.
Secondo dati DOPPS, raccolti tra il 1996 e il 2004, in Italia oltre l’80 % dei pazienti non faceva mai, o meno di una volta alla settimana, un qualsivoglia esercizio. Il restante 20% dichiarava di fare una certa attività fisica, con varia frequenza settimanale. Nessun Centro dialisi in Italia, tra quelli esaminati, offriva un regolare programma di esercizio durante la dialisi, mentre meno del 10% dei pazienti erano trattati in Centri con un qualche programma di esercizio.
Da pochi anni, in Italia è iniziato uno studio, ancora in corso, denominato EXCITE (EXerCise Introduction To Enhance performance in dialysis), multicentrico, randomizzato e controllato, indirizzato ai pazienti in trattamento dialitico. Esso ha lo scopo di testare se un semplice programma di esercizio a piedi prescritto nel Centro dialisi, ma eseguito a domicilio, possa migliorare la forma fisica dei soggetti in dialisi.
Altri Nefrologi italiani hanno evidenziato significativi miglioramenti nutrizionali e della performance, grazie a regolare esercizio fisico nei pazienti uremici.
In conclusione, un numero crescente di lavori indica l’utilità dell’attività fisica per i pazienti con CKD di varia gravità e in dialisi, così come nei soggetti in buona salute. Affinché un programma di esercizio fisico sia clinicamente utile, deve essere sostenibile, applicabile e conveniente economicamente.